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Attivazione ormetica da nanoparticelle di metalli: l'omeopatia trova una spiegazione?
di Maria Concetta Giuliano e Francesco Cosentino
Esce su Homeopathy un articolo dove Bellare e coll. dimostrano la presenza di quantità definite, dell'ordine di pg/ml, di principio attivo anche alle più alte diluizioni omeopatiche (30CH e 200CH) e che tali formulazioni sono in grado di suscitare una risposta biologica di tipo ormetico. Gli AA, testando cinque farmaci omeopatici a base di metallo (Aurum, Plumbum, Stannum, Zincum e Argentum), alla 30CH ed alla 200CH su linee cellulari di epatocarcinoma HepG2 umano, mediante dosaggio MTT, hanno verificato se l'azione biologica fosse dovuta ad attivazione cellulare oppure in seguito ad uno stimolo proliferativo: concludono che i medicinali omeopatici sono in grado di indurre attivazione ed aumento di sintesi proteica intracellulare, indipendente dalla proliferazione. In omeopatia è basilare il concetto che qualsiasi sostanza (metalli pesanti, tossine, veleni, etc.) se diluita numerose volte con agitazione vigorosa (succussione) acquisisca ad ogni fase di diluizione potenti proprietà medicinali; nonostante le numerose conferme a livello mondiale, il grande enigma di questo processo è rappresentato dalla elevatissima diluizione oltre il numero di Avogadro. Tuttavia, contrariamente a tutti i principi di diluizione convenzionali, già nel 2010 e nel 2012, dagli stessi AA furono riscontrate nanoparticelle dei rispettivi metalli di partenza anche nei medicinali omeopatici ad alta dinamizzazione. Lo studio attuale, utilizzando sempre ineccepibili metodi chimico-fisici, risponde anche alla questione se tali minuscole concentrazioni di medicinale omeopatico abbiano la capacità di provocare effetti biologici, dimostrando come un fenomeno bifasico universale noto come "ormesi" sia applicabile alle medicine omeopatiche come plausibile modalità d'azione. L'ormesi è una risposta cellulare caratterizzata da una inibizione ad alte dosi e una attivazione cellulare a basse dosi (Stebbing, 1982; Calabrese 2002). È stato dimostrato che la stimolazione a basse dosi si verifica in vari modelli biologici in vitro con numerosi prodotti chimici, sia naturali che di sintesi; notevoli, tra questi, le tossine altamente potenti e i metalli pesanti (Calabrese 1998, 2004). Quindi, l'ormesi conferisce alle cellule una capacità di correggere il disturbo omeostatico e preservare le strutture intracellulari. Questi risultati corroborati da analisi biochimiche hanno inequivocabilmente mostrato un'attivazione dei sistemi di sopravvivenza, inclusi i percorsi degli enzimi antiossidanti e della proteina MAPK (Mitogen-Activated Protein Kinase). Si dimostra così per la prima volta l'azione biologica con rimedi omeopatici ad alta potenza, che richiederà ulteriori studi a livello molecolare.
Homeopathy, 2017, 106, (3), 135
Fonte:
Omeopatia33
http://www.siomi.it/metal-nanoparticle- ... qRP9jvuZy8
RIFLESSIONI
Prima o poi arriverà anche la precisa spiegazione scientifica ma già sappiamo che i detrattori dell'omeopatia non la accetteranno, dovrebbero ammettere di aver sbagliato e di aver contribuito ad allontanare molte persone da cure sicure ed efficaci. Ce ne faremo una ragione e i loro nomi verranno presto dimenticati. L'omeopatia invece continuerà ad esistere e a curare milioni di persone come ha sempre fatto, perseguendo, come unico obiettivo, il raggiungimento di una vera e duratura salute psico-fisica della persona e non una superficiale e controproducente soppressione di sintomi.